- Titolo: Conoscerete la nostra velocità
- Autore: Dave Eggers
- Traduttore: G. Strazzeri
- Casa Editrice: Mondadori
- Pagine: 389
- Letto su: Cartaceo
Approfittando dei remainders di Amazon (a proposito: sono ancora disponibili due copie) mi sono comprato la prima versione italiana rilegata del secondo romanzo di Dave Eggers (che è disponibile anche in economica nella collana Piccola Biblioteca Mondadori).
Se guardate con attenzione la copertina scoprirete perchè: il romanzo inizia già dalla copertina (e che inizio!), e prosegue internamente senza soluzione di continuità (il colophon è presente in terza di copertina); una chicca che non mi potevo perdere.
Dave Eggers è attualmente considerato uno dei giovani scrittori americani più promettenti. Eggers è un personaggio poliedrico: oltre che apprezzato scrittore è anche editore. Ha fondato la casa editrice McSweeney's, che oltre a libri pubblica anche due riviste letterarie, la Timothy McSweeney's Quarterly Concern e il The Believer. Non pago, ha anche fondato una scuola di scrittura per ragazzi, la 826 Valencia, scritto la sceneggiatura di Nel Paese delle Creature Selvagge e libri umoristici sotto pseudonimo.
Insomma, è un tipo che sa il fatto suo, c'era da capirlo già dal titolo del suo primo romanzo (che è anche un po' non-fiction, e che non ho ancora letto): L'opera struggente di un formidabile genio!! (in originale A heartbreaking work of a staggering genius). Uno così o è un pirla, o conosce perfettamente i suoi mezzi.
Una cosa è sicura: a Eggers piace la forma-libro, e non ha paura di sperimentare. Lo dimostra questo romanzo, che oltre all'originale inizio presenta, inframmezzate alla narrazione, immagini, foto e disegni. L'amore per la sperimentazione si ha ancora di più nella citata rivista Timothy McSweeney's Quarterly Concern: ogni numero è diverso, sia come formato che come tipologia di oggetto. Il massimo credo si sia raggiunto con il numero 36: un cubo con le fattezze di un signore pelato (il Timothy McSweeney del titolo) contenente diversi libri, cartoline, illustrazioni. (vedi immagine)
La miglior rivista letteraria di tutti i tempi |
Motivo del viaggio, la necessità di Will e Hand di elaborare il lutto per la morte del loro amico Jack, ucciso in un assurdo incidente automobilistico. Per ragioni mai completamente rivelate nel corso del romanzo Will si trova ad avere una grossa quantità di denaro e decide di fare il viaggio per donarlo agli abitanti dei paesi che andranno a visitare.
Stop. Tutta la trama del romanzo è contenuta nel paragrafo precedente. Dave Eggers però affronta il tema del viaggio e dell'elaborazione del lutto in modo non scontato: Will e Hand da tipici americani medi hanno un'idea molto approssimata di come approcciarsi ad una cultura differente e scoprono ben presto che il loro peraltro onorevole proposito di donare dei soldi agli autoctoni non è così facile come sembra. Chi scegliere tra le moltitudini di persone, mendicanti e non, che affollano le città del Senegal? E come fare materialmente ?
Nel corso del viaggio Will (l'io narrante per tutto il romanzo) avrà modo di riflettere sulla morte di Jack e sul suo rapporto con l'amico Hand, imparando nel frattempo a interagire con culture profondamente diverse da quella americana.
La scrittura di Eggers è chiara e ironica, ma personalmente ho trovato la trama un po' priva di mordente. Spesso il viaggio di Will e Hand, seppur spassoso, ha dei cali di tensione in cui sostanzialmente non succede nulla di rilevante. E non bastano le struggenti riflessioni di Will e i flashback che ci dicono cosa è successo a Jack.
Nei romanzi sostanzialmente si possono individuare due poli: quello della forma e quello del contenuto. Eggers è decisamente vicino al primo polo: la sua prosa è molto curata, brillante, come se l'autore volesse dirci "visto quanto sono bravo?". Si ha l'impressione che in certi casi Eggers voglia dimostrare come sia in grado di reggere una parte con la sola forma, senza che avvenga nulla di particolarmente interessante.
In conclusione il tentativo di Eggers è buono, ma pecca un po' di presunzione (ma non tanto come questa recensione).
Due stelle su cinque